Mi chiamo Stefano Picone, sono Un Disaster Manager della protezione civile e sono molto amareggiato nel vedere le istituzioni della protezione civile allo sbando, anche in situazioni di emergenza, come quelle accadute in Emilia Romagna e Marche o alle alluvioni che hanno interessato la toscana e la liguria nell’Ottobre e Novembre 2011.
Sono amareggiato perché quello che adesso viviamo, io lo avevo già
intuito alla fine del 2010, quando sono stato costretto licenziarmi
dalla protezione civile del comune di Roma, dopo che il mio capo del
personale mi aveva prospettato di non dover più occuparmi delle
emergenze, di non avere nuovi incarichi fino a nuovi ordini, mai
giunti.
Il mio stipendio era garantito ma sarei rimasto a non far niente in
un ufficio, a rubare i soldi allo stato. Beh io non ce lo ho fatta.
Mi sono licenziato. Perché per me la dignità è un valore superiore
al denaro, e uno stipendio va guadagnato e non rubato!
Dal 2005 al 2010, avevo avuto modo di lavorare per la Protezione
Civile del Comune di Roma con la Dott.ssa ............, all’epoca
Direttore di questo Ufficio.
Una delle prime cose che si è organizzato è stata una rete tra la
Protezione Civile ed i servizi sanitari presenti.
La dott.ssa .......... mi ha incaricato di coordinare la funzione
sanitaria per la Protezione Civile comunale. Ciò mi ha permesso di
collaborare con le diverse strutture sanitarie presenti sul
territorio come la Croce Rossa Italiana, ed il suo referente
provinciale Dott. ......... e con il 118ARES COR, in particolare
i medici Dott. .............; Dott. ..............;
...............; Dott.ssa ..................; Dott.
..................
Ho collaborato alla gestione di maxi-emergenze ed eventi a Roma come
il Primo Maggio o capodanno. Molteplici sono state le iniziative e
anche le attività di previsione e prevenzione a cui abbiamo lavorato
insieme, azioni fondamentali per aver chiare le procedure e le
risorse presenti sul territorio in caso si verifichi una emergenza.

Nel 2010 era finito tutto! L’ufficio si era fermato!
Eppure questa esperienza mi ha insegnato molto.
Ed è proprio di questo che voglio parlare a Lei, Dottor .A.D.P. . Di come poter migliorare il futuro dell’Italia e non recriminare sul mio passato. Mi piacerebbe poter far fruttare la mia esperienza, e che questa possa ancora essere utile. Scrivo a Lei perché ho sempre avuto la convinzione che Lei sia un uomo onesto e giusto e che non abbia mai pensato solo agli interessi personali.
Negli anni di lavoro presso la Protezione civile, mi sono accorto che
le emergenze devono rappresentare per lo Stato, la maggiore
efficienza perché in ballo ci sono vite umane. Efficienza che
ultimamente sembra perduta.
È palese che lo stato non riesce più a mettere in coordinamento i
differenti soggetti ed Enti che sul territorio nazionale svolgono i
delicati compiti di ordine pubblico e soccorso sanitario. Ed è la
mancanza di coordinamento la principale causa della inefficienza
della Protezione Civile. Perché il compito principale della
Protezione Civile è il coordinamento.
Voglio raccontare la mia esperienza professionale perché soltanto
sapendo osservare le cose, spesso si capiscono i problemi.
Il mio primo incarico alla protezione civile nazionale (DPC) fu in occasione del grande giubileo del 2000 - giornata mondiale della gioventù; forse il primo dei tanti grandi eventi organizzati dal DPC e tanto criticati.
Il Pontefice Giovanni Paolo II riceveva i giovani a Tor Vergata, in
una zona che allora era in aperta campagna, con la costruzione di
strade nuove per quella occasione.
Si prevedeva un afflusso di 3 milioni di persone.
Fu organizzato un sistema di Protezione Sanitaria. L’area fu
divisa in settori. Ogni settore aveva un sistema di protezione
sanitaria composto da PMA e ambulanze.
Fu destinato al soccorso dei cittadini un numero verde e una sala operativa dedicata a questo evento. E questo fu l’errore.
Durante l’evento molte persone hanno accusato malori.
La gente chiamava il numero 118, numero per convenzione dedicato al
soccorso sanitario e conosciuto da tutti, e non il numero verde
dedicato all’evento.
Il 118 ha iniziato a dover gestire i soccorsi nell’area di Tor Vergata, non conoscendo la divisione dei settori e non essendo presenti sullo stradario i nomi delle nuove strade appena asfaltate e costruite; le ambulanze del 118 sfilavano davanti alle ambulanze destinate all’evento, che non risultavano interessate nei soccorsi.
Il sistema del 118 fu ingolfato perché non riusciva a gestire i
soccorsi ordinari su Roma ed i soccorsi straordinari dell’evento di
Tor Vergata.
Questa mia prima esperienza mi ha convinto che la prima cosa che deve funzionare nell’ambito di una emergenza di protezione civile o di un grande evento è il sistema sanitario, che deve rimanere coordinato dai soggetti che abitualmente svolgono servizio in quella determinata area.
Pensiero questo che all’interno della protezione Civile anche nazionale ancora non è stato recepito.
Ad
oggi presso il DPC è presente il COAU (Centro Operativo Aereo
Unificato) che coordina tutti gli aerei dello stato nella lotta agli
incendi boschivi ma non esiste un servizio analogo per il
coordinamento dei servizi sanitari interregionali per trasferire
pazienti critici in centri d’eccellenza presenti solo in alcune
città e non presenti in ogni regione.
Questi
servizi vengono gestiti dalle varie prefetture con modalità
differente da zona a zona, poiché il 118, essendo un servizio
regionale, non svolge servizi interregionali.
La stessa Sala Operativa Italia presso il DPC, ha referenti di tutte le Forze operative (Forze Ordine; Forze Armate; VV.F. ecc.) e dispone come referente sanitario di un rappresentante della CRI e non del 118. Ma il servizio di emergenza-urgenza viene espletato in ogni regione dal 118 e non dalla CRI.
Il
Referente CRI quindi non possiede l’analisi della forza generale
del 118 e dei servizi sanitari presenti in un dato territorio in cui
si dovesse verificare una emergenza e non conosce quindi, di cosa
effettivamente abbisognerà quel territorio.
Il
problema è che molto spesso si tende a focalizzare singole
problematiche di singoli Enti, tralasciando il contesto in cui
questi Enti operano o si relazionano, ovvero il territorio.
La capacità di guardarsi intorno, sapere cosa accade nelle diverse parti del paese Italia, saper capire cosa funziona meglio e saperlo prendere da esempio per una gestione ottimale, ovvero saper far dialogare i diversi Soggetti, ovvero creare una rete, è la soluzione che deve svilupparsi come mentalità tra Enti sempre più divisi in diverse competenze che non interagiscono tra loro.
Inoltre la mancata informazione ai cittadini, alla collettività, sul
funzionamento dei piani di emergenza comunali e sul funzionamento
dei servizi sul territorio,in caso di disastro può generare azioni
anche pericolose da parte della gente, compromettendo la sicurezza
propria ed altrui .
Capita sovente che i cittadini richiedano l’intervento di una ambulanza facendosi prendere dal panico per situazioni critiche o talvolta anche non-critiche, telefonando a numeri sbagliati (113; 112) o richiedendo interventi sanitari sulla scia di problematiche presenti al momento ed enfatizzate dagli organi di stampa (quando ci fu la notizia del rischio influenza aviaria e della SARS al 118 aumentarono le richieste di intervento per comuni febbre o influenze).
La pubblicità progresso televisiva e radiofonica potrebbe essere la soluzione.
Come quella che ha adottato la Protezione Civile per il Rischio
incendi boschivi durante il periodo estivo, che indica quale è il
numero di soccorso giusto da chiamare in caso di incendio boschivo
(1515) e cosa dover fare o non fare.
Una pubblicità progresso dedicata alle emergenze sanitarie e come funzioni la rete ospedaliera sarebbe utile; Una pubblicità che spieghi quali siano i numeri dell’emergenza e quali siano i modelli di intervento in caso di emergenza, e quando rivolgersi alle strutture ospedaliere o quando invece rivolgersi al medico di base.
La materia sanitaria dovrebbe essere prioritaria tra i compiti dello
Stato, perché un suo mal funzionamento può comportare
inevitabilmente la perdita di vite umane.
Lo stesso piano di rientro finanziario per quanto riguarda la spesa
sanitaria in alcune Regioni come il Lazio, che ha causato (per scelte
politiche) la chiusura dei Servizi di pronto soccorso e strutture
ospedaliere in piccoli comuni delle provincie, che servivano vaste
aree di territorio, può far aumentare considerevolmente i tempi di
trasporto con l’ambulanza, in caso di emergenze, verso ospedali
più lontani, con il rischio di conseguenze gravi per i pazienti.
Il Lazio, inoltre non dispone di una presenza capillare di piazzole di atterraggio per gli elicotteri di soccorso nei centri montani difficilmente raggiungibili, per poter gestire in tempi idonei eventuali codici rossi.
Nel campo sanitario in Italia operano con diversi compiti troppi
Enti:
-- per il trasporto di pazienti (il 118 per il servizio di
emergenza-urgenza;
-- la Croce Rossa Italiana per il trasporto infermi ed in alcune
regioni per il servizio di emergenza-urgenza o in convenzione con il
servizio 118;
-- i soggetti privati per il trasporto infermi e talvolta in convenzione con case di cura e ospedali per servizi comandati;
-- le strutture di volontariato (ANPASS; MISERICORDIE; ecc. ecc.),
-- le Forze dell’Ordine con servizi di ambulanza e protezione sanitaria per i propri dipendenti e le Forze Armate per i servizi destinati agli ospedali militari), per la gestione sanitaria e veterinaria sul territorio (ASL o AUSL territoriali) ,per la gestione e il ricovero dei malati e dei feriti ( vari presidi ospedalieri),
-- le varie strutture private che erogano servizi a pagamento o in
convenzione con il servizio pubblico (Cliniche private, Laboratori
Analisi, ecc.).
In molte regioni o province la Centrale operativa del 118 non è a
conoscenza dell’analisi della forza sanitaria generale sul proprio
territorio e non coordina, quindi, tutti i vari soggetti che
dispongono di ambulanze, con la conseguente problematica, in caso di
maxi-emergenza, di non poter coordinare tutte le ambulanze (anche con
caratteristiche speciali in caso di emergenze in luoghi impervi o in
gallerie ferroviarie o ferrovie, come le bimodali o le 4X4) presenti
nel territorio, ma soltanto quelle afferenti alla propria struttura.
Da menzionare è l’intervento di una ambulanza ALS della Polizia di Stato senza coordinamento della centrale 118ARES in occasione dell’esplosione di Via Ventotene a Roma, (27 novembre 2001). Inoltre essendo il 118 un servizio regionale in ogni regione abbiamo una organizzazione differente.
Cosi nelle diverse regioni abbiamo ambulanze del 118 con a bordo
personale con diverse qualifiche, come : anestesisti, medici, infermieri, o soltanto volontari.

La divisione di competenze sanitarie, non è altro che un sistema consolidato di divisione delle competenze a diversi soggetti nelle diverse mansioni che svolge lo Stato, come ad esempio tra le forze dell’ordine e armate la presenza di diverse strutture, ognuna operante in un settore specifico (Polizia di Stato; Carabinieri; Guardia di Finanza; Corpo Forestale dello Stato; Polizia Penitenziaria; Guardia Costiera; Polizie Provinciali e Polizie Municipali, Esercito, Marina Militare, Aeronautica Militare) con telefono differente e afferenti ognuna ad un soggetto diverso. (A parere di esperti la presenza di molti corpi armati, è stata imposta fin dall’Unità di Italia per evitare l’accentramento in pochi ministeri di poche forze di polizia o armate, evitando l’insorgere di colpi di Stato).
La presenza di soggetti diversi per svolgere mansioni simili o differenti e la mancanza di una rete nonchè l’utilizzo di una metodologia di lavoro e un linguaggio tecnico distinto può creare problematiche quando questi soggetti si troveranno ad interagire magari per fronteggiare una situazione critica o una emergenza.
Spesso, si tende a classificare le varie emergenze con una diversa
terminologia: Emergenze complesse, dove vi è una situazione
difficile da risolvere ma dove sono coinvolte poche persone e dove di
norma intervengono solo gli enti di soccorso preposti (esempio la
tragica vicenda di Alfredino Rampi 1981); Maxi-Emergenze dove vi sono
situazioni pericolose in atto dove sono coinvolte più persone ma
sono situazioni che non si prolungano nel tempo oltre le 12/24 ore
(esempio grandi incidenti stradali, incidenti nei trasporti ecc.);
Emergenze di Protezione Civile dove vi sono situazioni pericolose in atto dove sono coinvolte più persone e che si prolungano nel tempo anche per diversi giorni o anche mesi che comportano l’alloggiamento di persone ed animali ed evacuazioni importanti di paesi o territori (come ad esempio i terremoti).
Nelle emergenze di protezione civile è prevista la creazione di
Centri Operativi (COC; COM; CCS ecc.), che altro non sono che sale
operative di coordinamento dove sono presenti i referenti per i vari
Enti che gestiscono i soccorsi, ovvero per far dialogare insieme
queste strutture (Forze dell’Ordine; Forze Armate; Vigili del Fuoco; 118; Croce Rossa; Volontariato) secondo apposite
funzioni tematiche (Sanità; Materiali e Mezzi; Telecomunicazioni;
Volontariato ecc.)(Metodo Augustus).
C’è da considerare che nelle prime ore successive all’emergenza
di Protezione Civile, durante il cosiddetto “vuoto di Assistenza”,
quando ancora non si sono insediati i Centri Operativi, dovrà essere
garantito innanzitutto il soccorso sanitario per i feriti, tenendo in
considerazione che i soggetti di soccorso sanitario locali potrebbero
essere subissati di richieste di aiuto che non riescono a
fronteggiare e lo stesso personale di soccorso locale potrebbe essere
stato colpito esso stesso da crolli o avere parenti coinvolti
dall’evento.
La priorità sanitaria spesso non viene considerata, facendo affluire insieme sul posto colonne mobili che trasportano tende, viveri, bagni chimici, cani da ricerca, PMA e ambulanze, non dando la priorità a questi ultimi. Come è successo in occasione del sisma dell’aquila alla colonna mobile ed alle ambulanze della Croce Rossa Italiana del Lazio, regione limitrofa all'Abruzzo, che sono partite dopo circa 8 ore, ma che avrebbero potuto farlo, se fossero state autorizzate, in appena 2 ore.
Nei giorni successivi all’evento, la struttura sanitaria di
supporto alle strutture sanitarie locali, avrà invece il compito di
sostenere e fornire ausilio di protezione sanitaria presso i campi di
accoglienza dove è ospitata la popolazione e sostituire le strutture
sanitarie che risulteranno inagibili (ospedali, cliniche, laboratori
analisi ecc.)
Un grande fattore che gioca a sfavore dei feriti coinvolti in una
catastrofe è il tempo e la presenza di molte persone coinvolte e
poche strutture del soccorso sanitario disponibili nell’immediatezza
dell’evento. Risorse che occorrerebbero quanto più specifiche
tanto più la situazione è complessa. Durante la mia esperienza
lavorativa nella protezione civile ho avuto modo di seguire
l’incidente ferroviario accaduto il giorno 7 gennaio 2005 e che ha
coinvolto il treno interregionale 2255 partito da Verona alle ore
11.39 e diretto a Bologna.
Quindici persone sono rimaste uccise e molte altre ferite nel
sinistro, e due morte successivamente a causa delle gravi ferite
riportate.
Il treno interregionale si è scontrato frontalmente con un treno merci alle ore 12.50 presso la stazione di Bolognina di Crevalcore sulla linea a binario unico (oggi raddoppiata) Bologna Verona.
Sulla zona c’era nebbia fitta e le prime richieste di soccorso da
parte gli occupanti del treno arrivarono alle sale operative del 118
non indicando una zona precisa poichè si era in aperta campagna e i
passeggeri non avevano una idea precisa del luogo dove il treno
stesse transitando.
Alcune chiamate indicavano la zona dove era avvenuto lo scontro vicino Verona altre chiamate indicavano le vicinanze di Bologna.
La linea ferroviaria Bologna-Verona non è limitrofa a strade
asfaltate o importanti nella maggior parte del suo percorso e quindi
le sale operative 118 (Bologna e Verona), per localizzare l’area
fecero decollare due elicotteri / eliambulanza, uno da Bologna e
l’altro da Verona, per percorrere a bassa quota vista anche la
scarsa visibilità la linea ferroviaria per individuare il punto di
collisione.
Una volta individuato il treno incidentato, sono stati dirottate sul posto le ambulanze, con indicazioni GPS visto che non vi era un indirizzo preciso e vi erano soltanto campi arati.
I soccorsi furono comunque tempestivi nonostante le difficoltà
descritte poiché ogni ambulanza era dotata di GPS.
Il problema però fu che le ambulanze con a bordo codici rossi o gialli si impantanarono nel fango dei campi dopo aver caricato i feriti affinchè essi fossero trasferiti in ospedale.
Furono rimorchiate, con perdite di tempo importanti, da trattori
guidati da alcuni allevatori della zona che nel frattempo erano
giunti sul posto richiamati dal boato.
In questo incidente, due erano state le difficoltà da evidenziare:
la prima che ogni mezzo di soccorso deve essere dotato di GPS e la
seconda che per intervenire in zone impervie occorrono
necessariamente mezzi 4x4 immediatamente disponibili al verificarsi
dell’emergenza.
Un'altra esperienza è stata quella che ho potuto ammirare sulla
gestione del servizio di protezione sanitaria organizzato durante la
costruzione della galleria ferroviaria di valico dell’appennino AV
Firenze-Bologna.
Per poter rendere efficiente il soccorso sanitario per gli operai che avrebbero potuto essere coinvolti in incidenti durante le fasi di costruzione, il 118 Bologna Soccorso ha messo in servizio Ambulanze bimodali
strada/ferrovia capaci di viaggiare sulle rotaie, unici mezzi capaci di poter intervenire in gallerie ferroviarie e in generale sulle linee ferroviarie.
Su Roma, queste 2 esperienze sono state molto utili, e mi hanno
permesso la ricerca e l’individuazione di ambulanze speciali e
specifiche da utilizzare in caso di emergenza, avendo operato un
attenta analisi delle situazioni di rischio presenti in città (tra
cui anche le lunghe gallerie ferroviarie come l’Aurelia o quelle
stradali Giovanni XXIII o del GRA).
La presenza di ambulanze 4X4 in numero sufficiente è stata
individuata da uno studio condotto da me nel 2009, presso le Forze
Armate, che però, nonostante siano stati interpellati attraverso
canali ufficiali non hanno dimostrato interesse a collaborare con la
struttura della protezione civile comunale, di fatto negando la
creazione di una rete, adducendo motivi di riservatezza e tempi di
attivazione delle loro strutture troppo lunghi in caso di emergenza.
Le logiche individualistiche, sembrano spesso prevalere su servizi
essenziali come quelli di emergenza e urgenza che dovrebbero
coordinarsi e cooperare per un fine comune.

Nella Stazione Termini, dove si registra un transito puntuale di
circa 20.000 persone durante le ore di massima affluenza, con 29
binari ferroviari, due reti di metropolitane, tre sottopassaggi,
diverse aree commerciali, un livello inferiore e più livelli
superiori adibiti ad uffici, i soccorsi sanitari sono gestiti dal
servizio 118-ARES, il cui personale, però, nell’intervento di
soccorso spesso trova difficoltà a localizzare l’infortunato che
ha richiesto l’intervento dell’ambulanza, essendo la stazione
molto grande.
Forse mi sono dilungato un po' troppo in questa mia
esposizione,eppure spero che questa mia lettera sia capace di aprire
un dibattito che possa innescare un cambiamento in meglio delle
situazioni.
Vi ringrazio per l’attenzione
Stefano Picone.
Nessun commento:
Posta un commento